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In regione ci sono
solo 300 Ha di olivo, di cui circa la metà messi a dimora negli ultimi 5 anni e
quindi in parziale produzione. Nel 2005, sono state prodotte
circa 500 tonnellate di olive, interamente destinate alla trasformazione in olio.
Gli impianti sono situati principalmente nel Carso, nell'area collinare e pedecollinare e in
pianura solo nel Cividalese. Le aziende agricole professionali con coltivazione di olivo sono circa
un centinaio e per una decina l'olivo rappresenta una quota sostanziale dell'attività agricola.
L'età media degli imprenditori è elevata.
Si tratta pertanto di una produzione limitata e con una forte frammentazione produttiva,
destinata alla vendita diretta, dal momento che mancano forme organizzate di commercializzazione
del prodotto.
L'espansione è dettata dall'
ottima qualità e dall'immagine del prodotto in termini salutistici e, considerata
l'attuale limitata conoscenza del prodotto da parte dei consumatori, la domanda potrebbe aumentare
ulteriormente.
Non mancano quindi le opportunità per una produzione che non presenta vincoli allo sviluppo
(se non la riduzione della SAU per urbanizzazione ed infrastrutturazione del territorio) e che può
costituire un elemento di pregio anche in chiave di valorizzazione del patrimonio e paesaggistico a
fini turistici.
I
punti di forza dell'olivicoltura regionale sono: la presenza di ottime varietà
locali (es. bianchera e carbona), l'elevata qualità delle produzioni collocate in siti vocati e al
limite nord dell'areale di coltivazione, la presenza di una DOP riconosciuta (DOP Tergeste), la diffusione della vendita diretta, la vicinanza di grossi centri
urbani e di plessi turistici come potenziali canali commerciali, l'ecocompatibilità delle tecniche
colturali e la facilità di passaggio all'agricoltura biologica, l'integrazione nell'offerta dei
panieri aziendali e regionali, il buon impatto degli oliveti in termini di paesaggio e presidio del
territorio e coltivazione utile per il recupero di terreni marginali o abbandonati.
I
punti di debolezza sono la bassa produzione unitaria e gli elevati costi di
coltivazione, la possibilità di eventi climatici eccezionali con danni da freddo, la frammentazione
degli impianti olivicoli, l'onerosità delle sistemazioni idraulico agrarie dei terreni collinari e
carsici, la scarsa diffusione del metodo di produzione biologico, la limitata assistenza tecnica e
l'elevata età media degli imprenditori.
A valle della produzione olivicola, si registra la presenza di impianti di trasformazione
obsoleti o tecnicamente non adeguati e in alcuni areali la mancanza di impianti di molitura, la
limitata certificazione di qualità del prodotto e la scarsa promozione del prodotto.
Inoltre, la formazione degli addetti nei settori della produzione, trasformazione, marketing
è limitata e l'integrazione con il comparto turistico e ricettivo è scarsa.