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La vegetazione forestale è stata fin dall'antichità sottoposta all'azione dell'uomo che, pur riducendone parzialmente la naturalità, non ha tuttavia alterato le relazioni esistenti tra la vegetazione forestale, gli elementi territoriali ed il clima.
Nel 1998 l'Amministrazione regionale ha pubblicato un testo dal titolo “La vegetazione forestale e la selvicoltura nella Regione Friuli Venezia Giulia", risultato di uno studio interdisciplinare tra docenti universitari di selvicoltura e botanica, fitosociologia e tecnici forestali dipendenti dell'amministrazione regionale e liberi professionisti.
È stata individuata una realtà forestale molto articolata con ben 20 categorie tipologiche, 105 tipi forestali ed oltre 70 varianti. Le tipologie forestali sono un sistema di interpretazione e classificazione delle zone boscate che permette di definire puntuali e fondate indicazioni per la gestione selvicolturale.
Indice dei contenuti
- Boschi costieri
- Boschi di salice e di pioppo
- Boschi di carpino bianco e querce
- Boschi di robinia
- Boschi di rovere e castagno
- Boschi di orniello, carpino nero e roverella
- Boschi di acero montano e frassino
- Boschi di faggio
- Pinete di pino nero e pino silvestre
- Boschi di abete rosso e faggio
- Boschi di abete bianco e faggio dell'area prealpina
- Boschi di abete rosso, abete bianco e faggio
- Boschi di abete rosso e abete bianco
- Boschi di abete rosso
- Boschi di larice
- Boschi di ontano verde
- Boschi di pino mugo
Boschi costieri
Rivestono un'elevata importanza naturalistica e turistica pur essendo di ridotta estensione. L'Ostrio-lecceta è costituita soprattutto da specie a portamento arbustivo: leccio, carpino nero e specie mediterranee e orientali come carpinella, terebinto, fillirea, acero minore danno origine a una formazione esclusiva della costiera triestina. Il Leccio è da noi residuale a Grado e Lignano insinuandosi nei rimboschimenti costieri di pino nero assieme alla robinia.
Boschi di salice e di pioppo
Le numerose specie del genere Salix sono colonizzatrici di vari ambienti. Per questa caratteristica, sono molto usate negli interventi di ingegneria naturalistica. Altre formazioni particolari sono quelle a Ginepro nano e sabina, a olivello spinoso, di pioppo tremulo e di frassino ossifillo.
Boschi di carpino bianco e querce
Sono formazioni dove il carpino bianco esercita un ruolo determinante nella composizione arborea insieme alla farnia, pur non costituendo necessariamente la specie dominante. La loro diffusione era ampia, oggi limitata ai relitti dei boschi planiziali sia per cause antropiche (si tratta di aree destinate prevalentemente alla produzione agricola), sia perché le caratteristiche del suolo sono molto variabili. Località caratteristiche: Bosco Baredi - Muzzana del Turgnano; Bosco Sacile - Carlino; Solimbergo; Dolina di Percedol,.
Boschi di robinia
La robinia è stata introdotta ad inizio XX° secolo per consolidare le scarpate ferroviarie e impiegata dopo le due guerre mondiali per rimboschire i boschi distrutti. Successivamente si è diffusa spontaneamente grazie alla sua forte capacità pollonifera ed allo sviluppo della viticoltura in quanto produce ottimi pali di sostegno.
Boschi di rovere e castagno
Sono le formazioni dove la rovere e/o il castagno risultano essere le specie principali. Anche i boschi di rovere hanno subito una notevole riduzione di superficie avendo lasciato spazio alle colture agricole (vigneti e, in passato, castagneti da frutto). Solo pochi dei castagneti su suoli acidi possono ritenersi naturali, mentre per le altre formazioni si dovrebbe parlare di castagneto su altro tipo forestale. Località caratteristiche: Draga S. Elia; Bosco Romano; Mezzana - S. Pietro al Natisone, ecc.
Boschi di orniello, carpino nero e roverella
Coronano l'Alta Pianura friulana, nei versanti esposti a Sud, su substrati calcarei e dolomitici e costituiscono il prolungamento delle analoghe formazioni venete. Presentano spiccate funzioni protettive da lasciare in parte alla libera evoluzione ed in parte da gestire secondo i modelli del bosco ceduo per la produzione della legna da ardere. L'area carsica si caratterizza invece per gli ostrioquerceti, composti in prevalenza da roverella, carpino nero e orniello. Sono boschi di neoformazione originatisi a seguito dell'abbandono dell'attività agricola o che vanno a sostituire progressivamente le pinete artificiali di pino nero.
Boschi di acero montano e frassino
L'area prealpina collinare è particolarmente favorevole alla diffusione dell'acero montano e del frassino maggiore. Sono soprassuoli giovani che, qualora dimostrassero la loro bontà qualitativa, potrebbero costituire un patrimonio forestale di notevole valore per il futuro. È però necessario attuare fin da subito interventi di cura e di selezione per valorizzare al massimo livello una specie molto pregiata come il frassino maggiore. Località caratteristiche: Valli del Natisone e del Torre; Colvera - Frisanco, ecc.
Boschi di faggio
Il faggio è la specie arborea che maggiormente caratterizza la vegetazione forestale regionale. Le faggete pure o quasi sono presenti soprattutto nel settore prealpino, dove si arricchisce di una o più conifere (abete rosso, abete bianco e larice. Per mantenere in ottimo stato le faggete vengono applicati i tagli successivi uniformi su turni di 140 anni, periodi di rinnovazione ventennali e con una serie di diradamenti a cadenza quindicennale. Viene assecondata così la tendenza strutturale monoplana propria di questi popolamenti.
Pinete di pino nero e pino silvestre
Le pinete di pino nero costituiscono una delle formazioni più caratteristiche del paesaggio forestale della regione, vista l'ampia diffusione dei substrati calcarei e dolomitici che formano terreni poco evoluti sui versanti meridionali della fascia prealpina e l'impronta oceanica del clima.
Il pino silvestre è invece presente soprattutto nel settore mesalpico ed è meno frequente a causa della sua predilezione per gli ambienti continentali.
Le pinete artificiali di pino nero del Carso, si presentano in evoluzione naturale verso gli ostrio-querceti.
Boschi di abete rosso e faggio
Nel settore mesalpico, in ambienti di transizione tra quelli propri delle faggete e quelli delle peccete e generalmente su suoli di origine carbonatica caratterizzati da una minore disponibilità idrica, si formano boschi misti di faggio e abete rosso con abete bianco presente solo marginalmente. La frequente prevalenza dell'abete rosso è stata spesso determinata dai passati trattamenti selvicolturali.
Località caratteristiche sui substrati carbonatici: Tarvisiano, Carnia, Alto Pordenonese.
Boschi di abete bianco e faggio dell'area prealpina
Sono formazioni in cui l'abete bianco gioca un ruolo preminente nella composizione dello strato arboreo, mescolandosi con il faggio. Sono presenti sui calcari dell'area prealpina, ma su suoli freschi ed evoluti.
Località caratteristiche: Val Caltea - Barcis; Bosco Crovat - Claut; Pecolaz -Trasaghis.)
Boschi di abete rosso, abete bianco e faggio
Addentrandosi nel settore mesalpico dove il clima inizia ad essere favorevole anche all'abete rosso, diventano frequenti gli abieti-piceo-faggeti presenti dalle basse quote a quelle elevate (piano altimontano. Per mantenere in ottimo stato questi boschi, bisogna intervenire con il classico “taglio di curazione per pedali e per piccoli gruppi” liberando le giovani piantine (rinnovazione) ormai affermate.
Località caratteristiche: Alta Val Pesarina; Bosco Bernone - Ampezzo;.
Boschi di abete rosso e abete bianco
Sono formazioni miste in cui il faggio, condizionato dalla bassa temperatura dei fondovalle interni o dalla presenza di terreni profondi che favoriscono gli abeti, più esigenti, partecipa solo in modo sporadico. Questi boschi si conservano attraverso dei tagli di curazione a gruppi o dei tagli ad orlo (liberando cioè dei nuclei di rinnovazione già presenti), vista la maggiore competitività delle giovani piantine.
Località caratteristiche: Pradibosco - Prato Carnico, Boschi di Paularo, Foresta Regionale di Pramosio - Paluzza.
Boschi di abete rosso
L'abete rosso costituisce la seconda specie in ordine d'importanza nel paesaggio forestale del Friuli Venezia Giulia. I boschi di questa specie, le peccete, sono prevalenti nel settore endalpico e molto frequenti in quello mesalpico: gli interventi odierni sono volti ad agevolare l'ingresso o l'affermazione della vegetazione potenziale tramite cure colturali, quali i diradamenti, soprattutto al fine di conferire maggiore stabilità meccanica ai popolamenti.
Boschi di larice
Le formazioni a netta prevalenza di larice sono poco diffuse in regione per il clima solo localmente continentale, segnalato dall'assenza totale del pino cembro nel territorio del Friuli. Frequenti i lariceti che ricolonizzano ex prati e ed ex pascoli in evoluzione verso peccete, piceo-faggeti e faggete.
Boschi di ontano verde
Alle quote più elevate, su terreni con buona presenza di argilla e carenza di calcio, sulla parte alta dei versanti lungamente innevati e anche su ex pascoli, si incontrano queste formazioni a cui si affiancano salici e rododendro ferrugineo.
Boschi di pino mugo
Su substrati calcarei o dolomitici, dalle quote più elevate fino a circa 500 m sul mare, dove i terreni faticano ad approfondirsi per instabilità o per basse temperature, a seconda della quota e del distretto geografico, sono stati individuati quattro tipi di mughete. Queste formazioni sono importanti per la protezioni dei suoli poco evoluti e per il loro valore naturalistico.